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Le bambole che aiutano l'alzheimer

nipote. Portiamo spesso, infatti, l’attenzione al dolore e alla lacerazione che l’Alzheimer introduce nelle relazioni tra figli e genitori ma ci dimentichiamo di loro, dei giovani nipoti, che devono tantissimo – soprattutto sul piano affettivo – ai loro nonni, che negli ultimi anni sono diventati protagonisti delle prime fasi della loro crescita.

L’Alzheimer in Italia e nel mondo

L’Alzheimer è la più comune causa di demenza, di cui rappresenta circa il 60-70% dei casi.
In Italia si stima che la demenza colpisca oltre 1,2 milioni di persone (55 milioni che nel mondo).
I sintomi di Alzheimer e demenza possono includere perdita di memoria, difficoltà nel comprendere cosa dicono le persone, difficoltà nell’eseguire compiti quotidiani, cambiamenti di umore. Il risultato finale sono disabilità e perdita della propria indipendenza.
Secondo il Rapporto Mondiale Alzheimer 2021, pubblicato proprio in questa giornata e consultabile sul sito di ADI, il 75% dei 55 milioni di casi nel mondo non ha infatti una diagnosi ufficiale, cifra che nei paesi a basso-medio reddito raggiunge anche il 90%: nel mondo sono 41 milioni le persone con demenza che non ricevono una diagnosi ufficiale.

Demenza e Alzheimer: quali le differenze?

Demenza è il termine usato per descrivere diverse malattie cerebrali che comportano l’alterazione progressiva di alcune funzioni (memoria, pensiero, ragionamento, linguaggio, orientamento, personalità e comportamento) di severità tale da interferire con gli atti quotidiani della vita.
La malattia di Alzheimer è la più comune forma di demenza (rappresenta il 50-60% di tutti i casi).
L’Organizzazione Mondiale della Sanità rileva che nel mondo ci sono 55 milioni di persone con una forma di demenza, destinate a diventare 139 milioni entro il 2050. Ogni 3 secondi una persona si ammala di demenza. In Italia si stima che la demenza colpisca 1.241.000 persone.

Una marcia e una mostra per testimoniare ciò che rimane e non ciò che si è perso

[contributo della dr.ssa Tiziana Tirelli, Pedagogista di FBC]
Oggi, in occasione della giornata internazionale dell’Alzheimer, ci è sembrato importante poter diventare dei portavoce, non di quanto si è perso, ma di quanto ancora c’è.
Portavoce di tanti anziani che hanno condiviso con noi un cammino che lo scorso anno ha stravolto la vita di tutti noi.
Essere portavoce, significa rappresentare un tramite della profondità di pensiero, di parola e sguardo, di tanti anziani, molto diversi tra loro, residenti nei reparti geriatrici in RSA e presso il nucleo Alzheimer della Fondazione Benefattori Cremaschi.
Il nostro essere portavoce si è reso concreto lo scorso sabato attraverso “La camminata del benessere”, un’iniziativa che nasce dalla sinergia tra lavoro di comunità svolto dalle equipe integrate del Servizio sociale, zone 1 e 2, e il progetto Crema Città Amica dell’Alzheimer tra amministrazione comunale, FBC, Aima, ASST e ATS Valpadana.
Poi c’è il percorso “Tracce di sé, tracce di noi”, che nasce proprio da questo intento: restituire la parola ai protagonisti, che hanno saputo esprimere in maniera onesta, senza filtro, emozioni, paure, vissuti, suscitati dalla pandemia e non solo.
La mostra, che segue un percorso cronologico compreso tra marzo 2020 a giugno 2020, rappresenta per noi una “ricerca-ascolto” in evoluzione: da un sentire giustamente caratterizzato da paure, (“Il virus è più subdolo della guerra perché non si vede”)  a  domande, (“Tornerà tutto come prima?”), si è evoluta in pensieri positivi (“Noi italiani siamo bravi, sapremo cavarcela, e poi  stanno per trovare un vaccino…”), si è poi giunti alla voglia  di godersi il giardino e l’aria aperta così come le sfumature dei colori primaverili…. Si è vissuta con emozione l’attesa di tornare ad abbracciarsi (“E nell’attesa abbracciamo la natura”, come ha ben sottolineato un signore residente presso il nucleo Alzheimer).
Per noi questo ha rappresentato un’evidente capacità di resilienza, parola inflazionata, ma che ben rappresenta quanto vissuto. Si è evinto dai pensieri, dalla capacità di adattarsi e di accettare anche strumenti nuovi di comunicazione ormai conosciuti e familiari come i tablet anche se giustamente qualcuno ha sottolineato che “…Di persona è meglio eh!”.
Lo abbiamo colto nella voglia di ritrovarsi e finalmente incontrare faccia a faccia i propri familiari.
Le testimonianze della mostra, riguardano quindi anziani molto diversi fra loro, alcuni dei quali affetti da demenza di Alzheimer; hanno condiviso questo cammino con noi ed in questa occasione vorremmo ringraziarli e simbolicamente abbracciarli.