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Invecchiamento Attivo

il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiamo” (2002).

Cos’è l’invecchiamento attivo e cosa significa

Sono molto gli studi internazionali che dimostrano come esista un legame positivo tra l’invecchiare in modo attivo e gli effetti benefici sulla salute fisica e mentale, fino a giungere ad un miglioramento della stessa percezione della propria qualità della vita.
Il significato di invecchiamento attivo fa riferimento ad un atteggiamento e ad un comportamento attivo circa il proprio stile di vita, ad esempio attivandosi e partecipando in maniera formale o informale ad uno o più ambiti della sfera sociale. Ci si riferisce qui a settori della vita sociale come il mercato del lavoro, il volontariato, le relazioni sociali, l’educazione permanente, la partecipazione alla vita famigliare esercitando il ruolo di nonni, ecc. L’attivazione o la partecipazione non devono essere esclusivi dell’ambito sociale, ma possono riferirsi anche alla sfera personale, ad esempio tramite la libera scelta dell’attività in cui impegnarsi (hobby, turismo, giardinaggio, musica, ecc.).
Se rispondessimo alla domanda ‘cos’è l’invecchiamento attivo e perché va sostenuto’, potremmo anche dire che si tratta di una prospettiva che fa bene alle persone ma anche alla società. Infatti, grazie all’invecchiamento attivo le persone possono ritardare il più possibile il loro bisogno assistenziale e la società risparmiare risorse economiche.

È possibile misurare l’invecchiamento attivo?

In questa impresa si è cimentato l’UNECE (United nations economic commission for Europe) che ha messo a punto l’Aai-Active aging index, ovvero una griglia formata da 22 indicatori che fornisce una misura di ciò che un Paese deve ancora fare per assicurare ai suoi cittadini un reale protagonismo sociale.
I 22 indicatori che permettono di stimare il grado di invecchiamento attivo di un Paese fanno riferimento a 4 macro aree: grado di inclusione nel mercato del lavoro; partecipazione alla vita sociale; grado di indipendenza, salute e sicurezza; infine la capacità dell’ambiente sociale di favorire l’invecchiamento attivo (l’aspettativa di vita, l’utilizzo delle nuove tecnologie e di internet, le relazioni attive con amici e famigliari).Come si può notare nella figura qui accanto, considerando l’Europa a 27, l’indice Aai pone l’Italia nel gruppo degli stati dove l’invecchiamento attivo è più carente. Con noi, a farci compagnia in fondo alla classifica, ci sono Spagna, Polonia, Romania, Slovenia, Ungheria, Grecia e Croazia. Al primo posto i paesi del Nord Europa come Svezia, Finlandia, Danimarca, Olanda e Inghilterra. In particolare, secondo gli ultimi dati disponibili (2018), l’indice Aai relativo all’Italia sarebbe pari a 33,8, contro una media europea di 35,7che ci colloca al 17mo posto su 27 stati membri.

Perché sostenere l’invecchiamento attivo?

L’Istituto nazionale per le politiche pubbliche (Inapp) ha confrontato l’Aai con la letalità del COVID-19 ed ha dimostrato (visto che intuitivamente lo avevamo già compreso) che il confronto tra percentuali di contagiati e deceduti a causa del virus SARS-CoV2 mette in evidenza come un numero sempre maggiore di anziani si trovi in condizioni fragilità e, quindi, di rischio.