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Lidia, personalizzare e umanizzare la cura

Dietro ad ogni ‘paziente’ in RSA c’è sempre una persona che, per noi, viene sempre prima di ogni cosa. La vita, le storie e le passioni di ciascuno sono così preziose perché ci permettono di personalizzare e umanizzare la cura che offriamo loro. Questa è Lidia che non sarà mai una persona senza colore…

Avevamo una trattoria (“La Mirandola”) sulla via Emilia. Allora si lavorava molto perché tutto il traffico dei camion passava di lì visto che non c’era l’autostrada. Gli autisti erano i clienti migliori. Io studiavo alle medie nel collegio delle suore della Santa Cabrini ora RSA.

I miei genitori, dopo “La Mirandola”, hanno acquistato il ristorante Leoncino a Codogno: mia mamma era una direttrice di sala molto conosciuta ed ha continuato a lavorare anche dopo la morte di mio padre. Ricordo che il ristorante era grande ed aveva anche un campo di bocce e si poteva mangiare all’aperto. Io mi divertivo a ballare perché il ballo era la mia passione più grande e mi piaceva intrattenere i clienti esibendomi in modo improvvisato e spontaneo. Mio papà è anche andato al Teatro alla Scala ad informarsi per iscrivermi, ma poi non se ne è fatto niente.

Dopo la morte di mio padre la famiglia si è trasferita a Milano e li è nato un nuovo percorso per me. Mi sono infatti iscritta ad un corso per modellista ed ho iniziato a creare modelli che mi venivano richiesti dai conoscenti di Codogno e, nel frattempo, sono stata assunta in un atelier che lavorava per lo stilista Pirovano… Non dimentichiamo però che il sabato e la domenica non mancavo di andare a ballare! A quello non potevo rinunciare.

Mi sono sposata e non ho avuto figli ma mi sono fatta carico del figlio di mio fratello come fosse mio. Fino ad allora la mia vita era stata coronata dal successo ma, purtroppo, negli anni ’80 mio marito è stato colpito da leucemia e mi ha lasciata sola. È stato un periodo tragico, ho sofferto tanto e soffro ancora oggi per la sua perdita.

Mi sono ripresa col lavoro e prendendomi cura di mio nipote. Quelli sono stati gli anni dell’inizio di una nuova avventura perché mio cognato ha costruito un locale da ballo di successo: il Maiorca… era una favola! Aveva la pista all’aperto, coperta ed illuminata con le lampade al neon. Io stavo alla cassa: era il mio luogo del cuore dove potevo realizzare il mio desiderio di ballare, ballare ballare! Al Maiorca ho incontrato i personaggi più famosi della musica, della TV e della stampa. Ricordo che all’inaugurazione c’era anche Mike Bongiorno.

Per un periodo ho anche seguito mio nipote nel suo lavoro di ambulante nei mercati, poi l’ho lasciato e mi sono stabilita a Peschiera dove ho vissuto per trent’anni in compagnia di mia sorella. Alla soglia dei 50 anni, avendo in passato seguito anche una formazione come estetista, ho esercitato in un centro olistico ed anche in quell’occasione è stato un successo perché se le cose le fai con passione riescono bene. In quegli anni ho avuto qualche “tenera amicizia” ma non mi sono più legata con nessuno. Ero diventata un po’ selvaggia.

Dopo la vita a Peschiera io, mia sorella e mia madre ci siamo trasferite a Crema, ma vent’anni fa ho iniziato a soffrire di Parkinson e nel 2018, non potendo più essere autosufficiente, sono entrata in RSA per sollevare mia sorella dall’incombenza della mia assistenza. Il primo anno in casa di Riposo è stato divertente ed ho fatto un sacco di cose: sono entrata a far parte del coro della RSA guidato da Enrico Tansini, ho ripreso a disegnare – un’attività per la quale ho sempre avuto tanta passione, ovviamente insieme al ballo – e uscivo spesso con mia sorella.

In RSA ho trovato anche nuove amiche, come Caterina, con la quale abbiamo fatto un gruppo delle carte. Mi piace ancora andare in giardino oppure sotto il portico a disegnare. Stupenda è stata nel 2019 la preparazione messa in scena dello spettacolo “C’era una volta, Pinocchio”, con la regia di Lorenzo Loris dell’Out Off di Milano, nel quale recitavo la parte della fata turchina ed avevo una parrucca azzurra. È un’esperienza che rifarei anche domani perché mi ha dato una nuova carica.

Mi piace colorarmi i capelli, adesso li ho rosa. Sono in carrozzina e vedo che gli anni passano ma io cerco di non pensarci e di godermi il presente. Certo vorrei essere un pochino più giovane così andrei ancora a ballare: mi piace tanto quando arrivano in Via Zurla dei musicisti che fanno musica.

Voglio vivere una vita serena. Sono in camera con una signora simpaticissima con la quale mi trovo bene… anche perché spesso è fuori stanza ed io posso dedicarmi alle mie passioni. Devo dire che la fisioterapia mi aiuta tanto. Ma più di tutto è il mio carattere che mi ha sempre aiutato a superare le difficoltà e le prove della vita. Riesco a reagire e ad essere forte. In fondo penso di essere stata una persona fortunata perché sapevo farmi apprezzare e poi riesco a legare con tutti. Amo ancora la vita.