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Enrica è una signora di 86 anni che ancora oggi è presidente dell’Associazione AVULSS di Crema. Il suo lungo percorso di volontariato è iniziato quando una zia è stata ricoverata presso il Kennedy che, a quel tempo, era l’Ospedale Vecchio. Un luogo di cura che i cremaschi chiamavano ‘I vecchioni’ perché ospitava prevalentemente pazienti geriatrici, divenuto poi ‘Istituti Ospedalieri e di Ricovero di Crema’.

La storia di Enrica è una storia di impegno e assistenza: “Quando la zia è stata ricoverata venivo ad assisterla. C’erano dei grandi cameroni pieni di persone bisognose d’aiuto e perciò ho iniziato a dare una mano così, in modo spontaneo e a titolo personale. Fino ad allora avevo vissuto una vita privata, da semplice casalinga. Questo mio volontariato informale è continuato fino all’arrivo del dr. Villani che, in qualità di Direttore Sanitario, nel 1993 insieme alla dott.ssa Regazzi – allora assistente sociale al Kennedy – mi hanno suggerito di fondare una associazione di volontariato.

Grazie alla loro intuizione è nata anche a Crema una sezione dell’AVULSS (Associazione per il Volontariato nelle Unità Locali Socio Sanitarie), un’associazione già presente sul territorio nazionale. È stata una scelta che ha arricchito la vita di Enrica e di molte altre persone che, in molti casi, per rafforzare la loro esperienza hanno seguito un corso in Croce Rossa.

I lunghi anni vissuti tra le mura del Kennedy – continua a raccontarci Enrica – mi hanno permesso di assistere alla incredibile trasformazione dell’Ente fino all’attuale Fondazione Benefattori Cremaschi onlus… Quante persone ho incontrato e quante storie indimenticabili! A volte ci vuole tempo per entrare in confidenza con le persone, ci vuole rispetto.

Noi volontari siamo “ospiti”, presenti per dare un sollievo alle persone. Spesso basta anche solo una parola gentile. Il nostro è un aiuto pratico e relazionale.

I primi anni erogavamo più di 4.000 ore di volontariato in 12 mesi. Poco a poco sono cresciute la fiducia degli operatori, così come la stima e l’affetto reciproco. Siamo partite con direttive precise, ci siamo prese la responsabilità di fare le cose bene. Il nostro impegno è nato in via Kennedy ma poi è cresciuto sempre più anche in via Zurla, in RSA.

Ricordo con affetto alcuni ospiti: Maria Rosa, che chiedeva sempre gomitoli di lana per fare la maglia; Mariangela, che voleva anche lei fare la volontaria al nostro fianco; il rapporto speciale con Tiziano, che divorava libri, che mi raccontò la sua toccante storia di riscatto dall’handicap.

Nel nostro gruppo abbiamo avuto ritiri e perdite, ma ci sono ancora volontarie che hanno iniziato con me questo bel viaggio mentre è più difficile mantenere il rapporto con le nuove arrivate. Le nostre mansioni sono sempre state l’affiancamento degli anziani a pranzo e cena, nella deambulazione ed in piccoli aiuti quotidiani per sostenere la riabilitazione, sempre sotto la supervisione dei medici.

Enrica ci racconta che era facile entrare empaticamente in contatto con tutti: ciò che conta è la costanza nel volere, con delicatezza, conquistare la fiducia delle persone.

Quando è morto mio marito ho pensato di smettere. Poi, però, stare con gli anziani mi ha aiutato molto a superare il lutto e riprendermi e, grazie anche all’accoglienza avuta dal personale, ce l’ho fatta a continuare nella mia missione.

Quando abbiamo iniziato a dare il nostro supporto in RSA l’abbiamo fatto anche affiancando le animatrici. Quando c’erano le feste noi ballavamo con gli ospiti: è bello vedere la felicità delle persone nei momenti di festa fuori dal loro reparto!”.

Ho veramente avuto tanto da loro e mi sono sentita arricchita, ma ho anche sofferto per la perdita di alcune persone residenti con le quali erano nate delle amicizie e quando si perde un amico si soffre. E’ bello conoscere le loro storie.

 

Purtroppo, il mio impegno e quello delle mie colleghe ha subito un lungo momento di sospensione a causa della pandemia e ci è venuta a mancare la quotidianità e quelle presenze che ci riempivano le giornate. Anche la partecipazione dei volontari è calata: ci sarebbe bisogno di volontari giovani e motivati ma, nonostante i nostri corsi di aggiornamento siano aperti a tutti, fatichiamo ad avere nuove adesioni. Per fortuna oggi le cose sono migliorate e siamo ritornate attive con grande soddisfazione. Io e le mie colleghe siamo di supporto al gruppo animativo nelle attività socio educative e, finalmente, possiamo incontrare ancora gli ospiti e star loro vicino.

Mi viene alla mente ancora un ricordo, quello di Giovanna che alla festa per i suoi 107 anni ha dimostrato di avere voglia di vivere più di tutti noi dicendo che non voleva discorsi ma solo festeggiare con la musica.