Quando Giovanna ha preso la decisione di chiedere per i suoi genitori l’ingresso all’interno dei servizi residenziali di Fondazione Benefattori Cremaschi il periodo non l’ha certo aiutata. Il 2021 era ancora l’anno delle intense precauzioni verso l’infezione da SARS-Cov-2, si portavano sempre le mascherine, le visite erano programmate e i contatti non consentiti.
Mamma Gisella e Papà Franco però, ormai ultranovantenni, avevano bisogno di cure più intense e anche Gisella e la sua famiglia, seppur unita e stretta intorno ai nonni, avevano bisogno di un aiuto dopo 2 anni di assistenza a casa.
Gisella e Franco sono dapprima stati accolti per un periodo di riabilitazione e poi, una volta trovato un buon equilibrio, si sono trasferiti presso la RSA Lucchi.
Papà Franco non ce l’ha fatta; mamma Gisella – in buone condizioni fisiche ma con un importante decadimento cognitivo – ancora oggi è ospite presso la struttura di Via Zurla.
“Se ripenso a quei giorni, al momento dell’ingresso, del distacco, è stata dura ma era necessario. Non mi nascondo il dolore e il rimorso, soprattutto perché sapevo che non avrei potuto vedere e stare vicino a mamma come avevo fatto per i 2 anni precedenti. Se anche se il pensiero diceva ‘forse ce la possiamo ancora fare da soli’, in cuor mio sapevo che tutti avevamo dei bisogni a cui dare le giuste risposte”.
Le settimane e i mesi sono passati, le misure di sicurezza si sono via via allentate e, oggi, Giovanna può andare a trovare Mamma Gisella ogni giorno. Tutti i giorni passa, si sincera che stia bene e la paura di non aver fatto abbastanza si è sciolta.
Il rapporto tra Giovanna e Gisella non è mai stato caratterizzato da “grandi espansioni”: non c’era spazio per troppi gesti d’affetto, anche se l’amore vicendevole era profondo. Oggi Gisella – forse per l’età avanzata, forse per la fragilità del suo comprendere il mondo – si è ammorbidita. Certo, i piccoli battibecchi sono rimasti, ma hanno un sapore diverso, perché accompagnati da baci e carezze che un tempo sono mancati.
“Quando vado a trovarla mi sento sollevata, vedo che sta bene e che ‘le ragazze’ le stanno dietro. I ruoli sono cambiati, sembrano quasi invertiti: mi accorgo che più che da figlia mi comporto da genitore nei suoi confronti. Mi scatta lo stesso accudimento che sentivo quando i miei figli erano piccoli. Le sue carezze e i suoi baci, però, mi ricordano che c’è, e ci sarà sempre, una bambina felice quando sta vicino alla sua mamma”.